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6 Aprile 2019

Quando il lavoro diventa insopportabile: ansia, stress-lavoro correlato e burnout

A tutti, almeno una volta nella propria vita lavorativa, è capitato di passare una brutta giornata, in cui ci si sente inadatti, sopraffatti dagli impegni e dalle scadenze, e poco motivati.

Ma quando è il caso di fermarsi a riflettere sull’ipotesi di cambiare lavoro?

Ecco cosa tratteremo nel seguente articolo:

  1. Cosa ci motiva nel lavoro?
  2. Quando il lavoro diventa insopportabile
  3. Ritrovare il proprio equilibrio

Ogni persona è mossa nella scelta della propria attività lavorativa da motivazioni intrinseche ed estrinseche. Si sceglie per passione, sensazioni positive derivanti dall’attività, identificazione con figure di riferimento, per sentirsi parte di un gruppo, ma anche per aspetti legati a contingenze economiche, familiari, o riconoscimenti esterni.

Numerosi ricercatori si sono interessati all’argomento “motivazione e lavoro”.

Lo psicologo statunitense A. Maslow ha individuato una gerarchia di bisogni da soddisfare, che procede con gradualità: se i bisogni alla base non sono soddisfatti, non basterà la soddisfazione di quelli successivi. I bisogni seguirebbero questa successione: soddisfacimento di necessità biologiche (per esempio fame, sonno), sicurezza (incolumità fisica, salute, familiare), appartenenza (sentirsi parte di un gruppo, amicizia, affetto ecc.), stima (rispetto reciproco, autostima ecc.), autorealizzazione (creatività, progettualità, sviluppo ecc.).

rappresentazione della piramide di Maslow. Fonte: wikipedia

I bisogni non si presentano uno alla volta, ma tendono a combinarsi: ne deriva il fatto che la motivazione sia un fattore complesso, legato ad un equilibrio di più incastri.

Lo psicologo Herzberg ha mostrato come in realtà le cose stiano diversamente: quelle che da Maslow venivano considerate spinte motivazionali fondanti (ovvero il soddisfacimento di bisogni biologici primari), secondo lo studioso non sarebbero dei veri e propri fattori motivanti, ma, se non soddisfatti, porterebbero malcontento. I veri fattori motivanti sarebbero legati al riconoscimento da parte del datore di lavoro delle proprie capacità e del proprio impegno, e al percepire una crescita professionale.

Non bisogna dimenticare d’altro canto come il contesto lavorativo sia un contesto gruppale, nella maggior parte dei casi:il senso di appartenenza al proprio gruppo è un fattore motivazionale molto forte da tenere in considerazione.

Anche la condivisione o meno di valori e predisposizioni personali influenzano la motivazione lavorativa: se siamo persone che hanno uno stile partecipativo, e ci troviamo in un contesto organizzativo fortemente burocratico, autoritario e rigidamente gerarchico, probabilmente a lungo andare la nostra motivazione ne risentirebbe.

2. QUANDO IL LAVORO DIVENTA INSOPPORTABILE

Se ci si ritrova in una situazione in cui più fattori tra quelli citati vengono meno, e i sentimenti positivi iniziali di entusiasmo e piacere lasciano il posto per un periodo continuativo ad ansia, rabbia e/o tristezza, ci si sente costantemente in colpa, poco efficaci, e poco capaci, senza energie, critici e pessimisti, è arrivato il momento di fare una riflessione rispetto alla propria condizione.

Insonnia, apatia, nervosismo, irritabilità, ma anche disturbi gasto-intestinali, cardiovascolari, senso di colpa generalizzato, ansia, bassa stima di sé, sono alcuni dei sintomi che potrebbero portare ad una diagnosi di Sindrome da Burn-Out lavorativo.

È consigliabile in questo caso rivolgersi al proprio medico di base, e dopo aver approfondito insieme a lui la propria sintomatologia da un punto di vista organico-fisiologico, valutare eventualmente di rivolgersi ad un professionista che possa aiutarci ad approfondire ed affrontare questo momento delicato.

3. RITROVARE IL PROPRIO EQUILIBRIO

Il raggiungimento di una situazione cronica di stress è dovuto ad uno squilibrio continuativo nel tempo tra richieste ambientali e risorse personali: tale situazione porta ad una tensione emotiva (ansia, stress, irritabilità), che può culminare nell’esaurimento emotivo, e porta la persona a ripiegare difensivamente in una mancanza di interesse, cinismo, sfiducia nei confronti dell’organizzazione. Vi sono alcuni fattori protettivi che possono aiutarci nel mantenere un equilibrio: il supporto del proprio gruppo, i legami familiari, coltivare passioni al di fuori del contesto lavorativo, e la possibilità di una condivisione emotiva della propria situazione ne sono alcuni esempi.

 

Bibliografia:
Avallone, Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, Carrocci Editore, 2011
A., H., Maslow, “Teoria della motivazione umana”, Milano: Pirelli, 1973
F., Herzberg, Motivation to Work, Taylor & Francis Inc, 1993
C., Maslach, “Burnout, the cost of caring”, Ishk Malor Book, Los Altos, 2003

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